Il silenzio della Natura
da ammirare nel Comune di:
e per la parte monumentale nei Comuni di:
Visualizza questo itinerario in una mappa di dimensioni maggiori
-
Corigliano d'Otranto
Corigliano, che fa parte della Grecìa salentina, fu sotto i Bizantini dal VI al XI secolo assimilandone tradizione e cultura; in seguito intorno al X secolo, i monaci basiliani lasciarono il paese per rifugiarsi presso il Monastero di San Nicola di Casole. Le prime notizie storiche del periodo normanno si hanno nel 1192, quando re Tancredi di Sicilia infeudò il territorio a favore di Pietro Indini. Mentre le origini del Castello, sulla base di nuovi studi, sarebbero svevo-angioine (XIII-XIV sec.) con successivi innesti architettonici operati nell’età aragonese (secoli XIV-XVI) dalla famiglia di fedautari Delli Monti. Difatti, la sua struttura è similare a quella del Castello di Brindisi, costruito da Federico II (1194-1250), e a quello di Copertino il cui mastio angioino è dello stesso periodo. Le torri federiciane costituiscono il nucleo originario e si conservano grazie agli ampliamenti successivi che vedono la costruzione intorno ad esse di una piazza d’armi e di quattro torrioni a base circolare, muniti di cannoniere strombate e collegate da una spessa cortina muraria. Il Castello di Corigliano, nella sua completa ristrutturazione operata da Giovan Battista Delli Monti, si pone come lo stereotipo più rappresentativo del cambiamento della tipologia architettonica difensiva che passa dallo sviluppo verticale delle torri prismatico trecentesche alle fortificazioni turrite, basse e scarpate. -
Martano
L’abitato fu saccheggiato dai Turchi nel 1480, e probabilmente a quella data non doveva essere che un piccolo nucleo fortificato dagli Aragonesi, cresciuto tramite il riflusso della popolazione otrantina e delle campagne esposte alla minaccia dei Saraceni. Il nucleo urbano si presentava fortificato e scandito da sette torri, delle quali oggi ne rimangono solo due. Una di queste è appena rintracciabile nel ricordo dell’antico bastione dell’angolo smussato di un edificio ottocentesco. -
Melendugno e il suo territorio
Dell’antica abbazia di Santa Niceta fondata dai monaci basiliani è oggi rimasta la chiesa, inglobata nell’attuale cimitero del Comune di Melendugno, nel cui interno semplice e severo si conservano alcuni affreschi datati 1562. Cosimo De Giorgi, che attingeva le notizie dai cronisti dei secoli precedenti, attribuiva la sua fondazione al conte Tancredi di Lecce, mentre oggi un’ipotesi più attendibile gli attribuisce la ricostruzione o il restauro di un insediamento monastico già esistente. Lo stesso conte fondava, o forse ricostruiva nel luogo di una precedente chiesa, il noto monastero di SS. Niccolò e Cataldo, nell’attuale cimitero della città: benché ampiamente rimaneggiato nel complesso, tuttora la chiesa conserva l’architettura romanica originaria.
(Borgagne, San Foca, Roca Vecchia e le Cesine)
La marina di Melendugno denominata Roca Vecchia dista circa 9 km dall’abitato e conserva ormai i pochi ruderi della trecentesca testimonianza di una rocca fatta erigere da Gualtieri VI di Brienne, conte di Lecce, sulle rovine dell’antica cittadina messapica e poi romana. Baluardo importante della rivincita cristiana, il castello fu ben tenuto fino ai primi anni del Cinquecento. Tuttavia, rimasto abbandonato, diviene un covo di pirati per cui don Ferrante Loffredo col permesso di Carlo V, si vede costretto a smantellarlo nel 1544. Rimane così da allora allo stato di rudere. -
Borgagne
-
Roca Vecchia